Scuola, voce del verbo accogliere
“Educare non significa condurre verso un percorso già stabilito, ma stimolare le radici e le conoscenze, spingendo verso la possibilità di sperimentare qualcosa di nuovo."

Verusca Costenaro
Elisabetta di Iasio la vedi e pensi: fa la prof. Gli occhiali grandi da cui osserva il mondo, curiosa. La passione comunicativa con cui interagisce, intensa. O quell’aria a metà strada tra la fantasia (di un romanzo) e la realtà (di una classe scolastica).
Quando la conosci scopri che sì, Lisa insegna tedesco a italiani e italiano a stranieri dentro progetti che coinvolgono richiedenti asilo, rifugiati e minori stranieri non accompagnati.
Lisa lavora in Veneto, una delle regioni più colpite dal coronavirus: “quando il 7 marzo Padova è stata annoverata tra le zone rosse, ho chiamato i miei genitori in Puglia in lacrime”. Ma, superato il momento di sconforto, Lisa racconta di essersi “subito ridimensionata e riadattata: adattarmi alle situazioni è una capacità che ho scoperto avere negli anni”.
Soprattutto, Lisa ha portato avanti la pratica della routine, in cui crede molto, poiché “avere delle routine scandite ti fa avere il controllo del tempo e quindi delle tue decisioni e delle cose da fare.”
E Lisa non si è persa d’animo nemmeno sul piano professionale: “mi sono subito attivata per creare un modo alternativo per fare scuola. Ho contattato i colleghi e insieme ci abbiamo ragionato.” Lisa ha così trovato il suo modo di fare DAD, didattica a distanza: “uso principalmente WhatsApp. I miei studenti sono ospiti stranieri accolti nel progetto SIPROIMI, e non dispongono di strumenti tecnologici né di connessione internet. Quindi registro video per spiegare le cose, ci mandiamo messaggi vocali e a volte facciamo videochiamate.”
Anche nella DAD Lisa ha trovato una sua routine: “ogni giorno ho 2 ore di lezione. Impiego un’ora per correggere e almeno un’altra ora per inviare feedback personalizzati. Al pc è una ricerca continua di materiali da adattare per livelli, strumenti e competenze tecnologiche. Direi che in tutto ora lavoro almeno 5/6 ore al giorno + extra.”
Per quanto Lisa preferisca la didattica in presenza, e abbia nostalgia soprattutto dello sguardo, “guardare negli occhi le persone e capire prima di parlare”, è comunque incuriosita dal mondo digitale, su cui si sta formando grazie a webinar messi a disposizione dei docenti.
La cosa positiva della DAD, è che sta “costringendo” gli insegnanti a una riflessione sulle modalità canoniche di insegnamento: “mi sono accorta quanto sia importante ora darsi piccoli obiettivi didattici raggiungibili. Non è importante fare 30 attività in due ore, va bene farne 3 che abbiano valore e soprattutto efficacia. È una competenza che ho appreso dalla mia esperienza di insegnamento in carcere, dove mi sono ritrovata senza pc, senza internet, senza materiali. Ma avevo carta, penna e la mia testa, e questo è bastato per avere successo… alla fine sarà la carta a salvarci!!”, esclama Lisa entusiasta.
Così come è la carta a salvarla nel tempo libero. In quarantena, i libri per Lisa sono vitali, confida: “hanno sempre avuto un potere salvifico su di me”.
E di libri parla il progetto avviato da Lisa circa un anno fa, bookaholicclub, che si è rivelato in questi giorni isolati “un appiglio in più per non farmi prendere dal panico, un progetto a cui pensare e un modo per non lasciarmi andare alla tristezza”.
Bookaholicclub è una pagina Instagram creata, spiega Lisa, “per parlare di libri e confrontarmi con chi ha la mia stessa passione”. Progetto che Lisa spera di far crescere, affiancandolo a un canale youtube, e diffondendo il tema a lei caro della scrittura migrante e della letteratura interculturale.
Leggere scritti di autori che vivono tra più culture, come autori stranieri residenti in Italia che scrivono in italiano, è per Lisa “la mia passione più grande”. Che poi è molto vicina al suo lavoro di insegnante, che Lisa definisce “un allenamento alla differenza: nel caso del tedesco, accettare stili di vita e pensieri anche totalmente diversi dai miei, nel caso dell’italiano a stranieri, accettare la diversità di chi è ‘simile’ a me e magari ha idee diverse dalle mie che a lezione inevitabilmente emergono”.
Una apertura alle differenze e alle culture, quella di Lisa, che ci porta al suo augurio finale, per tutti noi: “che il mondo di domani sia attento all’accoglienza, specialmente dopo aver sperimentato la fragilità di ideologie populiste e individualiste.”
Come possiamo favorire questa attenzione all’accoglienza? Puoi suggerirlo in un commento qui sotto 🙂
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Elisabetta di Iasio e boookaholicclub, li trovi qui: https://www.instagram.com/bookaholicclub/
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