C’è tempo per te
Verusca Costenaro
Haiku del mese
Nel fondo di te c’è,
quell’energia naturale
che ti porta verso te.
“Zia, ma ti piace davvero così tanto, leggere?”
Lui ha 14 anni ed è mio nipote, prima liceo, nerd informatico.
Ero a casa di mia sorella, era sabato mattina ed io ero a fare colazione mentre gli altri dormivano. Quando si è alzato il nipote grande (c’è pure quello “piccolo” di 12 anni), si è sistemato comodo sul divano, ha acceso la TV e si è messo a giocare ai videogiochi. Io l’ho raggiunto con passo felpato sul divano opposto al suo, con la mia bella rivista in mano, e mi sono messa a leggere.
E da lì quella osservazione a bruciapelo: “Zia, ma ti piace davvero così tanto, leggere?”
E da lì la mia risposta: gli ho spiegato, in sostanza, che per me leggere è un fatto naturale. Che fa parte delle mie giornate, come mangiare e bere, e che se non leggo un po’ ogni giorno, sto male.
Sì, io sto male! Magari non in maniera drastica, ma divento un po’ nervosa. Come se mi avessero tolto la possibilità di respirare a fondo con il diaframma, di ricaricare le pile, di rimettermi a posto tutta – il pensiero, il corpo, le energie. Così ho pensato alle cose di cui ho bisogno – io.
Io ho bisogno di leggere un po’ ogni giorno. La domanda di mio nipote mi ha provocato un cambio di prospettiva: non è che tutti hanno il mio stesso bisogno, quello di leggere un po’ ogni giorno.
La domanda di mio nipote ha messo in luce un aspetto di me che spesso do per scontato: io sono una che legge (e parecchio). Questo confronto con gli altri, ci porta a chiarire meglio chi siamo noi – cosa ci contraddistingue. E conoscersi, con consapevolezza, è un processo bellissimo. Arricchente. Non che prima non sapessi che mi piace leggere, ma la domanda di mio nipote me lo ha ricordato.
Arrivare a capire cosa ci rende felici, le piccole cose che ci fanno stare bene, è una tappa importante per ognuno di noi. Arrivare, poi, a trovare momenti durante il giorno, per coltivare quella cosa che ci fa stare bene, è altrettanto fondamentale.
Ma come – mi dirai – come si fa, in una vita turbolenta, tra lavoro, eventuale famiglia, incombenze varie, trovare il tempo per sé, per quella cosa che ci fa stare bene? Dovremmo avere giornate di 36 ore!!
Cito il suggerimento che ho letto in un articolo sulla rivista Riza Psicosomatica, in cui vari psicologi e psicoterapeuti affrontano questioni legate al nostro benessere: “Non mettere più tra parentesi ciò che ti piace, non relegare le passioni ai tempi morti. Lì c’è la vita. Passa almeno 20 minuti al giorno a fare ciò che adori fare, senza porti nessun obiettivo: il cervello ringrazia”.
20 minuti al giorno – pare impossibile trovarli, a volte!! Eppure, dipende tutto da noi, la gestione del tempo che abbiamo. Se avessimo giornate di 36 ore, le cose non cambierebbero, saremmo sempre sommersi di cose da fare tanto da annaspare per trovare un minuto libero. Dunque, indipendentemente dalla quantità di tempo che abbiamo a disposizione, sta a noi programmarlo al meglio, e saper trovare quei famosi 20 minuti per fare ciò che ci piace o che ci viene bene. Fermiamoci e regaliamoci del tempo per noi. Chiediamo aiuto se abbiamo incombenze da fare, figli da andare a prendere: impariamo a delegare, per una volta.
E soprattutto: impariamo a “stare”, in quei nostri preziosi 20 minuti. L’articolo sulla rivista continua così: “Quando fai le cose con le mani, stai nel gesto, senza commentarlo. Se ascolti la musica contempla i suoni. Quando disegni, percepisci e amplifica le sensazioni che provengono dai colori. Dar loro spazio ti permette di creare delle vere e proprie oasi, vuol dire far giocare caratteristiche naturali e permettere loro di svilupparsi anche in altri modi, in altri contesti. Vuol dire permettere al cervello creativo di trovare le vie giuste per lavorare e fiorire.”
Il mio cervello creativo, allora, ha bisogno di leggere (almeno) 20 minuti al giorno. Se non li trovo, sento che c’è qualcosa che non va, quasi a livello corporeo. E infatti, continua la rivista, c’è pure il rischio, se non si esce dal “ritmo sociale”, di ammalarsi di più, specie in inverno.
Gli esperti sottolineano che, “Se il tempo per noi stessi scompare dal quotidiano, diventiamo collettivi e, a quel punto, si apre la porta ad ogni tipo di influenza: sia sociale, sia microorganismica”. Detto in altre parole: più ci amalgamiamo alla massa, ai ritmi e alle richieste che ci impone il sistema, più rischiamo di ammalarci, mentre più seguiamo la nostra natura, i nostri bisogni, più assecondiamo i nostri limiti – nel rispetto naturalmente dei doveri sociali e professionali – più rinforziamo le nostre difese immunitarie.
Che poi, fanno notare gli esperti in un altro articolo, è spesso nei momenti di crisi che avvengono “scoperte” importanti. Che siamo in un momento di crisi globale, è impossibile negarlo. Ma, come osserva chi si occupa di benessere, è proprio in tempi difficili che avvengono anche “momenti di scoperta, di incontro con sé”, che portano, in molti casi, alla “ridefinizione delle priorità e di ciò che si ritiene davvero essenziale, alla scoperta di spazi personali prima mai frequentati”.
Ti è capitato, di recente, di scoprire uno spazio personale nuovo, inaspettato?
Mentre ci pensi, io vado a leggermi qualche pagina di quel romanzo che ho appena iniziato. Perché, ogni volta che c’è tempo per me, io mi sento rifiorire, io sto bene.
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Concordo! Grazie Veru !