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Una, nessuna e centomila intelligenze: la sfida di farne un’armonica interconnessione

Non c'è nulla di immutabile, tranne l'esigenza di cambiare. Eraclito

Aveva ragione Aristotele quando osservava che in tutte le cose della natura esiste qualcosa di meraviglioso.

Si intuisce appena superi i cancelli del parco di Villa Torlonia a Roma, e ti ritrovi dentro una meravigliosa scenografia vegetale fatta di lecci, bambù, palme, castagni secolari e tanto verde rigoglioso. È in questo spazio naturale che lunedì 30 settembre 2024 si è tenuto il Community Meeting 2024 della Comunità di Pratica di Coaching (CPC), dal titolo “Inter-legere – Intelligenze come risorse”.

CPC Italia
Immagine courtesy of Maurizio Goetz, Esperto IA e Coach CPC

Siamo dentro la Limonaia, un tempo serra di fiori e agrumeto, trasformata in un ambiente raffinato e luminoso con muri a vista, ampie vetrate tondeggianti terra-cielo, travi a vista in alto e marmo bianco-nero in basso, con gradinate in roccia a completare uno scenario che sembra un inno alla natura.

Ed è questo ambiente così naturale a fare da cornice a un confronto sulle varie forme di intelligenza, tra cui quelle naturali dell’essere umano, e una che di naturale sembra avere poco, l’Intelligenza Artificiale (IA),ma che pur tuttavia dalla natura – l’essere umano – prende forma.

Il Presidente Paolo Marinovich apre le danze con una panoramica sul cammino che ha percorso la CPC a partire dai Community Meeting precedenti. Un viaggio di coerenza e continuità, intrapreso con lo scopo di creare un impatto autentico e propositivo sulla società, che il Presidente riassume così: nel 2020, l’associazione nasceva come “operazione culturale”, uno spazio legalmente e socialmente riconosciuto per i coach iscritti, dove apprendere, allenarsi e interconnettersi per creare un patrimonio comune di competenze ed esperienze fruibili professionalmente. Nel 2021, l’Associazione aveva rilevato la necessità di sviluppare capacità di stare nell’incertezza, cercando ogni possibile sinergia di intelligenze ed impegni condivisi; e soprattutto, favorendo l’arricchimento e l’osmosi dei saperi attraverso il benvenuto a nuovi soci, anche di recente formazione come coach. Nel 2022, finalmente dal vivo a Bologna, l’associazione aveva posto l’attenzione sull’incertezza del futuro – anzi, sulla pluralità di scenari futuri possibili – e sul pensiero lento, denso, come risorsa per guardare lontano e darsi il tempo di comprendere i trend oltre l’immediato; ipotizzare scenari desiderabili e lavorare sull’idea di un coaching coraggioso al servizio del futuro. Nel 2023 a Milano, la riflessione si era soffermata sull’importanza di sviluppare agilità di pensiero e di azione nella complessità degli scenari, tenendo conto dell’innovazione tecnologica, in particolare dell’IA e dei suoi possibili impatti sulle pratiche di coaching; e cercare le opportunità che si annidano nel caos, con occhi e orecchie vigili, ma senza timore.

Il Presidente ricorda poi il percorso di crescita dell’associazione: i soci, passati da 50 a 92 in quattro anni; le CPC locali e tematiche, da 6 a 10, più una in fase di costituzione al Sud; e cita le opportunità rappresentate dai recentissimi accordi quadro con LUMSA Human Academy e con Everywhere, nuove importanti connessioni con il mondo sociale, economico e lavorativo esterno.

Sul tema delle intelligenze, Paolo Marinovich lascia come sfondo al suo intervento lo schermo del proiettore significativamente bianco, e riconosce come l’associazione si sia fatta humus solido su cui sviluppare creatività, flessibilità e capacità di cogliere il senso del divenire della società, tenendo conto anche del ruolo sempre più pervasivo dell’IA. Allora, forse, la domanda giusta da farsi oggi è: come possiamo noi, esseri umani dotati di risorse naturali legate al nostro patrimonio genetico, e di saggezza, integrare le nostre intelligenze plurali, tra loro e con l’IA, che comunque da esse deriva: anziché potenziale opposizione, creare un’armonia di interconnessioni.

A riempire e colorare lo schermo bianco, arrivano a turno i relatori ospiti, sotto la guida esperta di Mario Maresca.

Ad aprire la scena è l’imprenditrice pugliese Mariarita Costanza, che presenta la partnership della sua società benefit Everywhere, di cui è co-founder e CEO, con la CPC. La società accompagna le aziende e chi ci lavora in percorsi di crescita e benessere mediante una piattaforma digitale che permette di accedere a una serie di servizi finalizzati al benessere. Tra questi, sessioni di coaching online e percorsi manageriali in presenza, guidate da personaggi della cultura, dell’arte e di coach professionisti. In tal senso, questa nuova partnership con la CPC si configura come dotata di mission e valori comuni.

A seguire, Francesca Turrisi, Responsabile Affari Istituzionali della LUMSA Human Academy, presenta la partnership avviata con CPC, nel comune intento di diffondere la figura del coach anche nel terzo settore, trait d’union tra CPC e LUMSA. Turrisi conferma che il coaching può aiutare i membri delle organizzazioni a rafforzare il loro senso di missione sociale, il lavoro in team e l’acquisizione delle necessarie competenze. E proprio con questo obiettivo, LUMSA Human Academy e CPC hanno istituito un Corso di formazione sulle Competenze di coaching di 80 ore, primo nel suo genere.

La parte formativa della giornata si apre con l’intervento “Intelligenza Artificiale? Molto più umana di quanto si possa immaginare” di Elvis Mazzoni, Professore Associato in Psicologia dello Sviluppo e dell’Education presso l’Università di Bologna e co-founder di Unveil Consulting.

L’interesse di Mazzoni per la co-evoluzione tra esseri umani e tecnologie emergenti risuona fin dalle sue prime parole. Mazzoni – fan sia dell’intelligenza umana che di quella artificiale, che insieme possono dare risultati strabilianti – fa notare come l’essere umano, avendo smesso di evolversi geneticamente, sia passato a far evolvere altro: costruisce strumenti, adatta l’ambiente alle proprie esigenze, e l’IA ne è un esempio. Strumenti potenti: basti pensare a come una semplice penna, associata alla mano, crei un fenomeno potente come la scrittura. Gli strumenti sanno darci tanto, e lo strumento di cui tutti parlano oggi è l’IA. Temiamo che ci possa sostituire nelle attività cognitive come pensare, memorizzare, risolvere i problemi?

Qui entra in gioco il fattore umano. Mazzoni evoca la prospettiva della “zona di sviluppo prossimale”: ossia il potenziale cognitivo che l’essere umano raggiunge e alimenta con l’interazione con altre persone, dato il contesto socio-culturale, il momento storico e il linguaggio che lo caratterizza. In tale prospettiva, il ruolo del coach – dell’intelligenza umana – diviene cruciale e imprescindibile per mantenere autonomia di giudizio.

Mazzoni si sofferma poi a riflettere sui limiti e le potenzialità dell’IA: se è vero che, tra le altre cose, si basa su un insieme pressoché illimitato di dati e ha una straordinaria capacità di calcolo, è anche vero che non prevede i cosiddetti “gut feelings”, le sensazioni di pancia, ed è carente in termini di vera creatività. Sta all’essere umano decidere quale IA avere nella propria vita: più che temerla, farne un’alleata da sfruttare soprattutto durante le attività quotidiane, per liberare spazio alla memoria di lavoro, e restituirne alla vera creatività, alla bellezza, alle emozioni – tutte risorse dell’essere umano.

La relatrice che segue è Assunta Corbo, giornalista freelance, founder di Constructive Network, primo network italiano di professionisti dell’informazione dedicato alla comunicazione costruttiva, e autrice di libri sull’empatia digitale.

Il suo intervento, dal titolo L’essenza umana nella comunicazione digitale: empatia e autenticità”, pone enfasi sull’importanza delle nostre scelte comunicative, specialmente quando scriviamo. Le parole che usiamoci permettono o meno di creare connessioni profonde con le altre persone. Due tipi di intelligenze umane si rivelano particolarmente preziose, in tal ambito: l’intelligenza linguistica e quella empatica. Se usate consapevolmente, la comunicazione scritta diventa costruttiva e nutre le nostre relazioni con legami forti e autentici. La giornalista sottolinea come le sfumature, negli scambi comunicativi, siano il nostro “superpotere”. Il coach, allora, arriva ad avere un compito prezioso: con le sue domande e feedback può accompagnare il coachee a portare alla luce le proprie sfumature.

L’intervento prosegue con una panoramica dei valori dell’empatia digitale, in particolare sulla gratitudine che, nella comunicazione professionale, osserva Corbo, è più di una semplice cortesia, di un grazie: è riconoscere l’altro, onorando i suoi talenti e supportandolo nelle sue vulnerabilità. Ancora una volta, qualcosa che un coach fa nel suo rapporto con un coachee.

La formazione si chiude con il contributo “Gli sviluppi recenti dell’IA e il ruolo del coaching per l’habeas mentem”, a cura di Stefano Zamagni, economista, Professore di Economia Politica presso l’Università di Bologna e Adjunct Professor di International Political Economy alla Johns Hopkins University, SAIS Europe.

Zamagni parte dall’etimologia delle parole per riflettere sul compito del coach oggi. Per esempio, il termine “farmaco” deriva dal greco “pharmakon” e ha due significati opposti, sia rimedio che veleno. Anche nei confronti dell’IA esistono posizioni estreme: gli apocalittici da una parte e gli integrati totali dall’altra. Ma la verità, alla fine, sta nel mezzo. E in questo mezzo, ci sta anche il coach, come figura, evidenzia Zamagni, che evita gli opposti estremi. Il coach ha il compito di tenere in armonia le due dimensioni dell’umano: la sfera emozionale e quella razionale. E ancora una volta, attenzione alle parole: non “equilibrio”, che, etimologicamente significa di ugual peso, ma “armonia”, che in origine era un’intercapedine inserita tra due corpi metallici affinché sfregandosi non producessero scintille. Il coach aiuta così l’armonia tra cuore e mente.

Zamagni aggiunge alcune considerazioni sull’organizzazione del lavoro nelle aziende, per sottolineare che oggi, superato il taylorismo, è vincente l’approccio per cui la resa di un lavoratore dipende dalla resa degli altri, con la conseguenza che il lavoro diviene un incontro di menti. Ma l’azienda da sola, non basta: serve l’intervento del coach per facilitare le persone nell’esprimere il proprio carattere, nell’analizzare le relazioni con gli altri, e i retro-pensieri che le accompagnano. Questa modalità valorizza il potenziale della persona e ne favorisce la fioritura, rendendo il lavoro non solo giusto, ma “decente”. Anche in azienda, il coach è elemento di armonia.

Le riflessioni dei tre relatori richiamano tutte, a loro modo e con prospettive diverse, lo spunto linguistico “inter-legere” inserito nel titolo di questo Community Meeting, “Inter-legere – Intelligenze come risorse”: “legĕre”, in latino, oltre a “leggere” significa “cogliere, notare, osservare, comprendere, scegliere”. Siamo abituati alla parola “intel-ligenza” come la capacità di vedere dentro (“intus”). E se invece di vedere (soltanto) dentro, iniziassimo a vedere “tra”, come suggerisce significativamente inter-legere?

La capacità di vedere tra le varie intelligenze a nostra disposizione e scegliere tra esse, a seconda delle circostanze e necessità. Non escludere, ma includere e integrare, perché l’integrazione, come osserva con acume lo scrittore Tahar Ben Jelloun, è un’operazione che si fa in (almeno) due: “Integrarsi non significa rinunciare alle componenti della propria identità di origine ma adattarle a una nuova vita in cui si dà e si riceve”.

Siamo pronti a dare e ricevere, con tutte le intelligenze-risorse a nostra disposizione?

Verusca Costenaro, Coach, copywriter e traduttrice

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