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Chi non perde mai il Filo (dell’arte)

"Spero che il pubblico, oltre che a reagire emotivamente al colore in un ambiente che gronda storia, non abbia timore a scavare un po’ nelle sue conoscenze e reminiscenze, e a trovare una sia pur vaga connessione con il Filo: un archetipo che tutti noi conosciamo".

C’era una volta Lorenzo Pezzatini.

Anzi no, mi corregge lui: “c’era una volta Renzo Pezzatini (il mio primo nome all’anagrafe) che in prima adolescenza divenne Lorenzo (anagraficamente dal 1975), e che qualche anno dopo con la creazione del Filo divenne FILORENZO.” Un nome che cambia e accumula sillabe, un Filo che arriva e si aggiunge. Filorenzo: Lorenzo e il Filo. Cioè?

Intanto, Lorenzo Pezzatini è un artista fiorentino, che ha vissuto negli Stati Uniti tra il 1974 e il 1981 (formandosi nel campo della pittura e scultura), tra Italia e USA per tutti gli anni ’80, ed è rientrato a Firenze nel 1990. Nel 1977 Lorenzo ha creato il Filo: il logo, lo strumento e il cuore della sua creazione artistica. Un filamento realizzato con i colori acrilici blu (il pensiero), giallo (la narrazione) e rosso (la vita), sormontato da piccole escrescenze negli stessi colori.

Un oggetto che torna nella sua ultima installazione Pietre Primarie, a cura di Giovanni Gardini, visitabile fino al 27 settembre 2020 ad ingresso libero, nella Cappella dello Spirito Santo del Monastero di Camaldoli in provincia di Arezzo.

Pietre Primarie

La nascita del Filo negli Stati Uniti “non sarebbe mai potuta avvenire in Italia”, precisa Lorenzo, poiché “pochissimi artisti negli anni ’70 dipingevano con gli acrilici. L’idea di considerare e sperimentare con il colore indipendentemente dal supporto/tela/quadro aveva avuto già alcuni esempi in Francia e nei pittori dell’Arte Analitica in Italia. Nessuno però aveva dato al colore vita propria e identità propria come un oggetto che portava in sé il germe della riproducibilità ad infinitum. I colori acrilici con la loro duttilità, plasticità e con la loro origine come prodotto industriale mi permisero di caricare il valore aggiunto della modernità su una materia che aveva radici profonde nella storia”.

Un po’ diversa è stata l’accoglienza del Filo in Italia: “negli States mi presentavo spesso come artista che con il Filo aveva dato inizio ad una sua specifica e nuova storia dell’arte e la risposta era sempre di positiva curiosità. Con il tempo e con la crescita concettuale del Filo, il suo essere medium fra me e il mondo ha più o meno coinciso con il mio ritorno prima a Roma e poi a Firenze. Di conseguenza la ‘battaglia’ si è fatta più dura. Ma la mia determinazione e la completa fiducia nel Filo come oggetto di immediata comunicazione tattile e visuale hanno mitigato i dubbi iniziali…dubbi che mano a mano si sono smussati. Si potrebbe dire che la ‘narrazione’ ha cominciato a dare i suoi frutti affiancandosi alla grande capacità innata del Filo di riprodursi e di diffondersi e di introdursi nell’immaginario collettivo.”

La storia del Filo, dunque, è una storia che prosegue immutata da oltre 40 anni: “il Filo non cambia da l 1977…è come una sorta di D.N.A. primitivo e primigenio. Cambiano invece moltissimo le circostanze e il metodo di arrivare a una sintesi creativa che sia sempre coesa e, perché no, ‘bella’, ma che abbia come risultato il valore dell’opera stessa. Nel mio caso, il valore consiste in questa ‘fede’ e dedizione che riesce sempre a funzionare e ad emanare bellezza nella sua immediata semplicità.”

Ed esattamente a una nuova sintesi creativa è giunto Lorenzo con l’installazione, Pietre Primarie, di cui mi racconta un po’ la storia: “si tratta della fusione fra le pietre antichissime del primo nucleo del Monastero risalente al 1100, la primarietà delle tele e dei miei colori e la loro letterale sovrapposizione. Le pietre prescelte (circa 400) sono state misurate e mappate in modo da rimanere fedeli alla trama strutturale dell’edificio. L’idea è nata da una visita che feci nell’ottobre del 2018: rimasi letteralmente colpito dallo spazio, dal suo silenzio e dalla forza grezza delle pietre a vista. Pensai fino dall’inizio ad una ‘moderna’ forma di mosaico in cui però le tessere rimanevano fedeli alla parte strutturale, non la coprivano e non raccontavano storie. Per me la storia era una sola: quella dell’esplosione del Filo nella parte absidale e più sacra, quella appunto del Santo Spirito. Chissà… forse mi sto preparando a qualcosa? Come spesso mi accade il luogo e la sua specificità hanno scelto me.”

E noi abbiamo scelto Lorenzo Pezzatini, oggi, per raccontarne un po’ la storia e l’arte, senza perderne il Filo.

Chi contattare per prenotazioni o informazioni sull’installazione Pietre Primarie:

foresteria@camaldoli.it – 0575 556013

Lorenzo Pezzatini, lo trovi qui:

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